La fiera è istituzione remotissima, sorta per permettere ai mercanti il rifornimento di merci in tempi di difficili comunicazioni o di particolarismi politici. Collocata nei luoghi di naturale incontro di vie commerciali, mirata a favorire il commercio periodico e gli scambi a distanza, raggiunta ben presto un'insostituibile funzione, ha il pratico riconoscimento e protezione dell'autorità costituita.
Si ha notizia della fiera di Asti sorta nel 1234 per decisione di Federico II, ma non vi è data certa della nascita della fiera di Mondovì, che certamente si colloca in tempi ben antichi, conoscendo la vitalità di monregalesi, fautori del primo libro a stampa piemontese, fondatori di Università degli studi, costruttori abili e nobili delle loro residenze ospitali, tanto da ritrovarsi nella più ricca e popolosa città del ricuperato stato della Monarchia di Savoia. Una data è però certa: l'anno 1952. In un giorno di quell'anno un giovane contadino, Giulio Sargiano, andando a caccia nel bosco della Borbonesca, sulle colline attorno a Vico, spara un'archibugiata colpendo inavvertitamente l'immagine della Madonna dipinta su Pilone, producendo un foro ancora oggi ben visibile sul seno della Vergine: si diffonde la voce che dalla ferita siano uscite gocce di sangue. Comunque è il segnale di un'esplosione di fede mai vista fino ad allora e l'inizio di portenti che hanno mirabile eco nel mondo cattolico.
Nel 1596 il vescovo Castruccio di Mondovì delibera la costruzione di una basilica: il Duca Carlo Emanuele I, lieto che si avveri nei suoi Stati un avvenimento tanto eccezionale pensa alla costruzione del più grande Santuario degli Stati di Casa Savoia, anche sepolcreto della sua famiglia, che sia baluardo potente di fede contro le eresie allora in fermento, ispiri l'ammirazone dei suoi sudditi, specialmente degli stranieri così numerosi in transito da Torino per Mondovì.
Nel suo editto il Vescovo Castruccio dichiara: "Il titolo, e Festa di essa chiesa dover essere all'avvenire la Natività della Beatissima Vergine agli otto di Settembre".
In questo stesso periodo la fiera di Mondovì registra un notevole calo di frequenze. Nella prima vera del 1603 il Duca con i tre Principi maggiori deve giungere in città per andare alla volta di Nizza dove i figli si imbarcheranno per la Spagna. Si tratta allora di accordare un donativo al Duca, come hanno già fatto Pinerolo, Saluzzo, Savigliano e Fossano, tappe precedenti del loro viaggio. Mondovì si trova in gravi angustie economiche per i carichi fiscali e per il pessimo raccolto, ma, considerando che si deve porgere a S.A. un memoriale, per avere la concessione di alcune importanti richieste, si decide di dare al Duca 600 ducatoni ed una certa quantità di scatole di "confiture" ai principi. E' probabile che in queste circostanze maturi la decisione di chiedere al Duca la concessione di una fiera da tenersi in coincidenza con il maggior afflusso dei pellegrini.
Ecco la supplica consegnata al Duca nel mese di luglio 1603 nella stesura resa di più accessibile lettura:
"Essendo per antichissimo privilegio fatto solito di tenersi nella Sua città del Mondovì la fera dal giorno della Commemorazione de morti sino al S.to Martino et venendo da molti anni in qua poco frequentata anzi quasi omessa perchè ancor data quella d'Asti. Pensando la detta Città con nova pubblicazione di puoter repigliarla in modo che tornasse a essere frequentata come prima hebbe dal 1956 ricorso da V.A. da quale ottnre lettere per farla nuovamente pubblicar. Tuttavia ne per questo si vede frequenza maggior onde desiderando essa Città che può mantener in quella qualche traffico et negotii per beneficio universale et considerando sia per seguir questo quando la detta fera sia tramuttata in altro tempo che da altre in questo Statto et luoghi circonvicini non resti impedita come sarebe per tre giorni avanti et tre giorni doppo la festa della natività della Vergine Santissima tanto più che in quel tempo vi concorrono gente assai per la festività presente qual in detto giorno si celebra alla Madonna Santissima della Pace a Vico et maggior numero si deve aspettar per l'occasione anche della fera. Perciò detta Città ricorre da V.A. Serenissima umilmente supplicarla resti servita di commutar la detta fiera qual già si teneva in detta Città et piazza maggiore di quella della commemorazione de santi sino al S.to Martino al mese di settembre per tre giorni avanti et tre giorni doppo detta festa della natività permettendo si possi così pubblicar detta fera et nottificar tanto nella detta Città che in tutti li altre Città et qual pregherà sempre l'annotazione: S.A. lo concede....Torino, lì 18 luglio 1603"
La concessione ducale dell'effettuazione della fiera all'otto settembre giunge quindi il 18 luglio 1603: bisogna provvedere con alacrità alla preparazione logistica dell'evento e stabilire un regolamento "perchè in essa si proceda con ordine e politica". Ed ecco le disposizioni: "mercato del bestiame, piazzale vicino alla porta di Vico e sopra bastione; mercato del grano, piazzale davanti al palazzo di Cattà e all'ospedale, andando verso il Duomo; mercanti e negozianti forestieri, Piazza Soprana; mercanti e negozianti dei piani, Piazza Sottana; mercanti e negozianti di Piazza, proprie botteghe, salvi che ci sia posto nella P. Sottana (quelli che non hanno bottega potranno tenervi banco sulla Piazza); legna, contrada della Cittadella e di S.Domenico; paniettieri e fruttaiuoli, tra le due piazze Soprana e Sottana, nei passaggi che dovranno comunque essere liberi in alcuni punti".
I monregalesi si accorgono però che il nuovo periodo coincide con l'importante fiera di Briançon(Nativitè Notre-Dame), specializzata nel trattare gli ovini (montoni e agnelli) in un intenso traffico, già nel Medioevo, tra il Piemonte e l'Alto Delfinato. Inoltrano quindi un'altra petizione per un nuovo spostamento al 15 settembre, ma il Duca questa volta non risponde e la fiera continua nel periodo precedentemente concesso.
Vico ed il Santuario devono attendere nel 1636 l'ordine di Vittorio Amedeo I, figlio di Carlo Emanuele I, che ordina di trasportare la fiera a "luogo ove è la fabbrica e devotione d'essa Madonna Santissima appresso Vico".
Ed ecco la notifica: "Si notifica ad ogn'uno si come S.A.R. si è compiacciuta trasportare la Fiera, qual era nella Città di Mondovì tre giorni avanti, e tre dopo la festa della Natività della Beatissima Vergine alli otti Settembre al luogo ove è la fabrica, e divotione d'essa Madonna Santissima appresso Vico, il giorno d'essa festività. E un avanti, e l'altro appresso, e ciò ogni anno allpavvenire, cominciando il corrente anno 1636, concorrendovi anco il consenso di essa Città, e è fera franca. Perciò otrà ogn'uno venire con ogni sorte di merci liberamente".
Da notarsi la concessione di "fera franca", cioè libera da qualsivoglia pedaggio e per ogni sorta di merce, regalia che consente l'immunità dalle successive pretese signorili.
Intanto la costruzione del Sacro Tempio continua lentamente: morti i primi grandi protagonisti dell'apoteosi del Miracolo, sono ridotti l'unità di iniziativa e le gandi offerte dei pellegrini, che sopiscono il loro entusiasmo. In seguito, con la guerra civile tra Maria Cristina di Francia (Madama Reale) ed i cognati Card. Maurizio ed il Principe Tommaso di Carignano, addirittura con l'irruzione dei barbari, entrati con cavalli nel recinto del Santuario, si sospendono le costruzioni.
Ma il fervore religioso, soltanto latente, viene ravvivato con numerosi Giubilei, concessi dai Sommi Pontefici, della durata di circa un mese: eccezionale è quello indetto da Innocenzo X nel mese di settembre 1951, che attiva a Vico più di centomila persone.
Nel 1961 Cuneo è liberata dall'assedio con il concorso delle milizie di Mondovì, combattenti sotto lo stendardo della Madonna di Vico. La municipalità di Cuneo invia dunque al Santuario di Vico un quadro d'argento rappresentate la città assediata e liberata per interposizione della Vergine di Vico. Nel 1698, con la fine del distretto di Mondovì, Vico diventa Comune autonomo e nel 1722 è per la prima volta infeudato al vassallo Giuseppe Gerolamo Derossi d'Usseglio con il titolo di Conte: dalla sua giurisdizione resta però escluso tutto il distretto del tempio della Madonna, che rimane alla congregazione del Santuario. Ne viene esclusa anche la fiera, non solo perchè si svolge nella piazza antistante il tempio, ma soprattutto perchè, essendo "fiera franca", è svincolata da qualsiasi controllo fiscale o riscossione di pedaggio.
Nel 1831 Mondovì invia una supplica al re Carlo Alberto per ottenere il rispristino della fiera concessa nel 1603, ma per i soli due giorni, 10 e 11 settembre, cioè immediatamente dopo quella che si svolge al Santuario.
La concessione giungi nel 1934 dietro pagamento della "finanza" di lire 120 e dei diritti di patentedi lire 687,39.
Un manifesto del 21 agosto 1846 del Municipio di Mondovì pubblicizza la fiera, anche con combinazione di lotteria. Nel 1854 un altro manifesto di Mondovì comunica la sospensione della fiera per motividi carattere sanitario.
Immediata è la replica del sindaco di Vico: il manifesto attesta l'idoneità igenica per la celebrazione con pompa della rinomatissima Festa il giorno 8 settembre e "all'indomani (9 settembre) per l'effettuazione della solita avviatissima fiera sullo stesso piazzale, e che non mancheranno in entrambi i giorni i consueti pubblici spettacoli e divertimenti".
Anche la guerra dei manifesti ha termine, la fiera continua nonostante tutto ed anche quest'anno ci si aspetta che sia visitata da tanta folla.